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Le sfide della sostenibilità al Festival dell'economia SCC

Festival dell'economia SCC 2023, foto Anya Censi Photography
Festival dell'economia SCC 2023, foto Anya Censi Photography

Servizio comunicazione istituzionale

Si è tenuta, dal 23 al 30 marzo, l’edizione 2023 del Festival dell’economia organizzato dalla Scuola cantonale di commercio di Bellinzona. Tra i relatori, la professoressa Barbara Antonioli Mantegazzini, vicedirettrice dell’IRE, che ha incontrato gli studenti del terzo anno. Il titolo del suo intervento è stato “Storia e futuro della sostenibilità: il ruolo dell’economia e delle istituzioni”.

 

Professoressa Antonioli Mantegazzini, come è l'interesse dei giovani verso i temi della sostenibilità?

L’impressione generale è stata molto positiva, sia per quanto riguarda l’iniziativa in sé, orientata a discutere di un tema così importante come quello della sostenibilità senza pregiudizi o ideologie preconcette, sia per la partecipazione degli studenti che mi sono apparsi tutti molto interessati ad approfondire, anche attraverso domande, una questione che, inevitabilmente, li riguarda fortemente e che forse non hanno ancora inquadrato in tutta la sua complessità.

 

L'economia è vista come un alleato o è piuttosto percepita come una minaccia per l'ambiente?

Non so come percepiscono l’economia, però il mio ruolo è stato anche quello di spiegar loro come l’economia possa favorire ma anche in alcuni casi rendere più gravoso il percorso verso uno sviluppo sostenibile. Questo perché si tratta di riconciliare dimensioni diverse – economica, sociale e ambientale – che possono anche essere in contrasto tra loro. L’esercizio che ci viene chiesto è tutt’altro che semplice, anche perché richiede la predisposizione di un sistema attendibile di misurazione del conseguimento degli obiettivi, che tenga conto anche delle sovrapposizioni tra i diversi aspetti.

 

Quali sono stati i temi del suo intervento?

Il mio intervento ha cercato di spiegare come si è evoluta nel tempo l’attenzione verso il tema della sostenibilità, e come questa crescente attenzione abbia caratterizzato anche gli sforzi normativi e la definizione del quadro regolatorio. Dopo una fase iniziale di “presa di coscienza” del problema, protrattasi nel tempo anche perché basata sull’accordo di quasi duecento Paesi diversi, si assiste ora a un’improvvisa accelerazione in merito agli obiettivi da conseguire, soprattutto quelli ambientali. Il passaggio dalla questione climatica alla “crisi climatica” ha impresso quell’urgenza che forse mancava, costringendo le istituzioni e anche il mondo economico a cominciare a pensare in termini diversi. Nonostante si stia assistendo quindi a questa sorta di mobilitazione collettiva a favore della sostenibilità, la messa a terra delle misure continua a essere problematica. Potrebbe ad esempio sorprendere come progetti che cercano di promuovere lo sviluppo delle rinnovabili incontrino ostacoli nella loro realizzazione, per motivazioni culturali e sociali. In tal senso, un ruolo delle istituzioni è quello di essere credibili nel perseguire i loro obiettivi, favorendo laddove possibile la partecipazione dei cittadini e del mondo economico, ad esempio mediante strumenti organizzativi come le comunità energetiche.

 

Le istituzioni sono anche chiamate ad affrontare le diseguaglianze che possono risultare da questi interventi per la sostenibilità?

Anche questo è un tema chiave, di cui si è presa progressivamente coscienza negli ultimi tempi. La sostenibilità ha degli indiscussi benefici e dei concreti costi, che pesano in maniera differente sui cittadini e sulle attività economiche, in alcuni casi anche in modo piuttosto pesante. Penso alle economie domestiche o gli individui a basso reddito e alle imprese di piccole dimensioni, per le quali il rispetto delle normative in questione potrebbe rappresentare un aggravio importante, intaccando le risorse disponibili per usi alternativi. Le istituzioni hanno quindi cominciato a ragionare in quest’ottica, ad esempio predisponendo una serie di strumenti, anche finanziari, volti ad ammortizzare queste possibili diseguaglianze. Inizialmente, gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 erano stati elaborati con l’obiettivo di fondo dello “sradicamento” di tutte le forme di povertà, principalmente quella estrema. Sarebbe quindi paradossale che proprio il perseguimento di questi obiettivi finisse col creare nuove, differenti categorie di cittadini e imprenditori vulnerabili.