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maggio
2025

Economia federale e cantonale: lo sguardo dell'USI

© Pixabay
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Servizio comunicazione istituzionale

Recentemente, sia nell'attualità federale sia in quella cantonale, si è parlato di importanti questioni economiche. Luisa Lambertini, Rettrice dell'Università della Svizzera italiana (USI) e Professoressa di finanza internazionale, e Mario Jametti, Professore ordinario della Facoltà di scienze economiche e direttore dell'Istituto di ricerche economiche (IRE), hanno fornito la loro chiave di lettura ai microfoni della trasmissione radiofonica "Seidisera" (Rete Uno, RSI) in merito al taglio dei tassi di interesse annunciato dalla Banca Nazionale Svizzera e al preventivo cantonale 2025.

La Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha da poco annunciato un taglio di un quarto di punto percentuale dei tassi di interesse, situando il tasso guida all'1%. La mossa era tuttavia attesa, come ha rilevato Luisa Lambertini, Rettrice dell'USI e Professoressa di finanza internazionale. "Era un abbassamento già previsto e anticipato dai mercati - ha dichiarato ai microfoni di Rete Uno -. Ha un fondamento solido nei mercati, soprattutto considerando le previsioni dell’inflazione, stimata per il futuro poco sopra l’1%". La Rettrice dell'USI ha inoltre aggiunto che non possono essere escluse future riduzioni, anche in considerazione dell'apprezzamento del franco. Il quale, come ha spiegato Luisa Lambertini, oltre a rappresentare un limite alla crescita economica svizzera, è indice del fatto che i mercati avevano previsto una maggiore riduzione del tasso di interesse. Proseguendo nella sua analisi, la Rettrice ha poi commentato l'ultimo periodo della BNS: "Si è trattato di una fase tumultuosa, con eventi internazionali al di fuori del controllo della Svizzera, che hanno visto la necessità un intervento con la mano ferma. Thomas Jordan (direttore della BNS, il quale, dopo 12 anni al vertice della BNS, si accinge a concludere il suo mandato, n.d.r) è arrivato alla direzione della BNS quando il Franco svizzero aveva un tasso di cambio minimo con l’Euro pari a 1,2 e ne ha gestito l’abbandono, successivamente ci sono stati il COVID-19 e l’invasione dell’Ucraina, che hanno causato l’inflazione, la quale è stata poi riportata sotto controllo. Anche la crisi del Credit Suisse è stata gestita in maniera molto forte, evitando una seconda crisi finanziaria". Luisa Lambertini ha infine commentato l'incremento dei premi assicurativi, osservando che "il paniere dei beni e dei servizi deve tenerne conto".

Sempre negli scorsi giorni, questa volta a livello cantonale, si è inoltre parlato del preventivo 2025 del Cantone, approvato dal Consiglio di Stato ticinese. Un preventivo che conferma un disavanzo di 64 milioni di franchi, facendo aumentare così il debito pubblico a 2.7 miliardi di franchi. A sua volta intervistato dal programma radiofonico “Seidisera” Mario Jametti, Professore ordinario della Facoltà di scienze economiche dell'USI e direttore dell'Istituto di ricerche economiche (IRE), ha affermato che “È importante mettere queste cifre assolute in relazione. Per esempio, il disavanzo di 64 milioni su una spesa totale di 4.5 miliardi rappresenta un disavanzo dell’1% della spesa, che nelle previsioni fornite dal Cantone crescerà al 3%”. Un valore contenuto, considerate le difficili condizioni attuali. “Il caso è simile per il debito pubblico, che sta crescendo, ma in contemporanea alla produzione economica. Perciò il rapporto che osserviamo tra il debito pubblico e il Prodotto interno lordo è abbastanza stabile, solo leggermente maggiore rispetto a quello degli altri cantoni”.

Nella contrapposizione tra i sostenitori del rigore finanziario e chi è invece a favore del cosiddetto laissez-faire, sarebbe dunque bene trovare una soglia di tolleranza, se esiste. “La soglia di tolleranza è una scelta politica. Il dibattito scientifico si rivolge piuttosto su quanto rigore finanziario è necessario per il buon funzionamento dello Stato. Questo dibattito nel tempo è stato rinnovato, per esempio soprattutto nel momento in cui i tassi d’interesse erano negativi” ha commentato il Professor Jametti. Ciò che emerge oggi è anche la volontà che tutti partecipino a questi sforzi, tutti gli ambiti e tutti i dipartimenti. Pertanto una buona scelta sembrerebbe essere quella volta a dei tagli lineari. “In teoria è una buona scelta, ma in pratica lo è raramente. Dal punto di vista economico, se si possono produrre gli stessi beni e servizi con meno risorse si fa un discorso di efficienza, per questa ragione gli economisti sono normalmente favorevoli a questa tipologia di tagli. Quando invece si incide sulla qualità e il livello del servizio, quello è il momento in cui istituti come l’IRE possono dare un contributo. In inglese si parla di evidence-based policy, cioè scelte politiche basate sulla valutazione scientifica del problema; dunque il discorso è quello di determinare scientificamente gli impatti dei vari tagli” conclude Mario Jametti.

La puntata completa del programma "Seidisera" comprendente l'intervento di Luisa Lambertini è disponibile al seguente link, mentre quella comprendente l'intervento di Mario Jametti è disponibile al seguente link.