La collaborazione tra due "neo-sessantenni": IRE e AITI
Servizio comunicazione istituzionale
L’Istituto di ricerche economiche (IRE), 60 anni di storia se contiamo la sua vita precedente come Ufficio di Ricerche Economiche del Cantone (URE), e l’Associazione delle Industrie Ticinesi AITI possono vantare una storia di collaborazione più che ventennale, basata su un rapporto di fiducia reciproca che non è mai venuto meno e che ha permesso ad entrambi di rafforzare il conseguimento dei propri obiettivi. Tale collaborazione si è nel tempo articolata secondo modalità diverse (progetti, consulenze, mandati di studio, approfondimenti e partecipazione ad eventi). L’ultima occasione è stata particolarmente rilevante, in quanto si inserisce all’interno delle iniziative portate avanti dall’associazione AITI per celebrare il proprio anniversario. Ce ne parlano Barbara Antonioli Mantegazzini, Vice-direttrice dell'Istituto di ricerche economiche e professoressa titolare alla Facoltà di scienze economiche dell'USI, e Moreno Baruffini, dottore ricercatore e responsabile dell'Osservatorio delle Dinamiche Economiche (O-De) dell'Istituto di ricerche economiche (IRE).
AITI, in vista dell'assemblea del 1° giugno 2022 che segnerà, appunto, anche il 60° dell'associazione, sta elaborando un “Piano Strategico di sviluppo economico" volto ad evidenziare il ruolo dell’industria quale elemento cardine dello sviluppo economico e sociale del Canton Ticino. Tale documento rappresenterà la base per una serie di proposte che saranno formulate all’indirizzo del Cantone nonché per una condivisione della visione dell’associazione con un pubblico più vasto, non da ultimo i cittadini, in un’ottica pienamente partecipativa. Si tratta di un progetto ambizioso e dinamico, che ha visto il coinvolgimento dell’IRE in prima linea nella veste di partner di ricerca.
L’importanza del terzo mandato per USI e IRE e il legame col territorio
L’IRE riveste da oltre due decenni il ruolo di istituto di ricerca universitario votato al terzo mandato. Tradizionalmente, l’IRE rappresenta un punto di riferimento nella ricerca applicata, fornendo al contempo servizi all’economia e alle istituzioni (pubbliche e private) ticinesi. Proprio questa integrazione tra una solida metodologia di ricerca accademica e la visione concreta del territorio, delle sue vocazioni e necessità è stata alla base della scelta di AITI di conferire a IRE un mandato di studio per la realizzazione di un’analisi critica e dettagliata delle attuali condizioni così come del grado di competitività del territorio cantonale, declinato anche a livello regionale, con particolare riferimento al settore industriale. I risultati hanno permesso ad AITI, che sta parallelamente dialogando anche con gruppi di lavoro interni, di comprendere al meglio gli aspetti caratterizzanti, le opportunità e le minacce del sistema industriale locale, favorendo una maggiore completezza delle proposte di sviluppo economico cantonale che saranno formulate dall’associazione.
Perché un’analisi del tessuto industriale ticinese?
Il settore industriale ticinese rappresenta uno dei rami portanti dell’economia regionale e nazionale. Se è vero che negli ultimi decenni si è assistito a una progressiva terziarizzazione del sistema economico, è altrettanto vero che l’industria rimane una protagonista strategica per il territorio. Le imprese sono infatti spesso alla base dei processi di innovazione tecnologica, favorendone l’adozione e la diffusione. Questo permette loro di essere maggiormente competitive, anche e soprattutto all’interno di uno scenario produttivo caratterizzato da grandi cambiamenti e sfide.
Partendo da queste considerazioni, IRE ha scelto di condurre l’analisi con una metodologia d’indagine che privilegia la conoscenza e il know how incorporati nei beni e servizi prodotti dalle imprese. Le regioni i cui residenti e le cui organizzazioni presentano un livello di conoscenza più elevato, sono infatti capaci di produrre un set di beni maggiormente diversificati ed esclusivi. Questo perché, all’aumentare della quantità di conoscenza necessaria per la produzione di un certo bene (più o meno complesso), si riduce il numero di territori in grado di produrlo. Di conseguenza, se una regione si distingue per la produzione di un’ampia gamma di beni oppure per la manifattura di prodotti complessi, sarà fortemente competitiva a livello nazionale o internazionale. Si tratta di un approccio metodologico che permette di cogliere anche il ruolo dell’innovazione tecnologica, chiara sintesi di conoscenza e ricerca.
Cosa è emerso? Cosa possiamo dire sulla competitività del territorio e dell’industria ticinese?
La lettura incrociata di diversità ed esclusività ha permesso di individuare il posizionamento competitivo dell’industria ticinese rispetto agli altri cantoni svizzeri. Per completezza e coerenza dell’analisi, vista la natura di territorio di confine della nostra regione, il confronto ha tenuto conto anche alle principali province lombarde. Ne è emersa una fotografia interessante e non scontata delle potenzialità e dei limiti del cantone.
Il Ticino, assieme a molti cantoni svizzeri e alcune province italiane, presenta un’alta diversità del set di beni prodotti, che è positivo, corretta al ribasso da un minor grado di esclusività degli stessi. Si tratta comunque di una condizione comune per le aree fortemente interconnesse e sviluppate. Scendendo nel dettaglio della complessità settoriale, si nota come tra i settori maggiormente complessi vi siano, nel caso del Ticino, la fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata e le costruzioni. A livello di settori, infine, i distretti periferici hanno una alta quota di impiego nel secondario, risultando di conseguenza specializzati. Detto diversamente: i servizi sono molto concentrati nelle città, mentre l’impiego del secondario è presente in tutte le aree del cantone.
Nel complesso, si segnala il quadro di una regione in profondo cambiamento, dove tuttavia un mix industriale di piccole e medie imprese costituisce sempre la “spina dorsale” dell’economia cantonale. E questa eterogeneità è sia un valore che una forza: consente dinamismo e specializzazione. Un tessuto produttivo eterogeneo favorisce anche una possibile collaborazione, indispensabile soprattutto per e tra le imprese di taglia ridotta.